~TokioHotel's Fan Fictions~

Confessioni pericolose, rosso

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kira_kaulitz
view post Posted on 1/5/2011, 15:22




Siamo entrambi distesi a letto, ormai è più di un mese che siamo assieme ed è arrivato il momento di portare la nostra relazione al livello successivo. Siamo entrambi totalmente in imbarazzo, forse perché siamo entrambi ragazzi ed è la prima volta che ci troviamo in una situazione come questa, certo non è la prima volta che ci troviamo in camera sua da soli, ma non in queste circostanze. Sono imbarazzatissimo e non so che fare, Stefano mi prende la mano e mi si avvicina, con l’altra mano mi accarezza delicatamente il viso, mi bacia, un bacio diverso, più intenso, mi sento sciogliere fra le sue braccia, è la prima volta che mi capita, prima di lui avevo avuto 2 ragazze ma non eravamo mai andati oltre al bacio. Ora era tutto diverso, stavamo per fare l’amore, e io per la prima volta. Il bacio si faceva sempre più profondo, la sua lingua ormai aveva perlustrato ogni angolo della mia bocca, la sua mano aveva lasciato la mia ed era andata ad alzarmi la maglietta. Il contatto della sua mano con il mio addome era fantastico, avevo i brividi lungo tutta la schiena. La sua mano era esperta, accarezzava ogni centimetro del mio corpo, la maglietta e i jeans ormai giacevano per terra e pure i suoi vestiti. In un secondo però i miei sentimenti cambiarono. Ero terrorizzato, lui era un ragazzo, non era una cosa normale. Questi dubbi mi avevano tormentato per tutta la durata della nostra relazione, e proprio quando mi ero convinto che è lui che voglio, nel momento che dovrebbe essere il più bello della mia vita, ricompaiono senza che io li abbia chiamati, con una mano lo scosto da me
“aspetta”
“cosa c’è?”
“niente, solo fermati un secondo”
Mi rimetto seduto e cerco di calmarmi, lui mi guarda interrogativo
“ok, adesso mi spighi cosa succede?”
“è che, non lo so, secondo te non stiamo correndo un po’ troppo?”
“lo abbiamo deciso insieme, e non mi sembrava che ti dispiacesse fino a pochi secondi fa!”
No in effetti non mi dispiaceva per niente, ma era difficile da spiegare
“lo so è che, dai non rendermela ancora più difficile”
“è sempre per quella storia che io sono un ragazzo?”
È esattamente per quello
“si, credo”
“che palle, ne avremmo parlato per mesi di questa storia, poi abbiamo deciso di andarci piano, poi hai voluto che ci fidanzassimo ufficialmente, e ti fai venire di nuovo i dubbi proprio adesso?”
“il fatto è che, non lo so”
“senti non puoi dirmi di no proprio adesso”
Detto questo mi spinse giù e mi bloccò le braccia, con la mano libera mi sfilò le mutande, avevo paura, tanta paura, ma quando la sua bocca si aprì un calore invase il mio corpo, non riuscivo a pensare più a niente tranne al piacere che stavo provando, non era come facevo da solo di notte, era di più. La sua lingua lo massaggiava teneramente, le mie mani, ora non più bloccate erano sulla sua nuca e lo spingevano più in fondo, ormai non trattenevo più i gemiti che uscivano incontrastati dalla mia bocca, ero quasi al limite, ma prima di venire Stefano si fermò. Prima che mi potessi riprendere e pensare razionalmente sentii un dolore al fondoschiena e cacciai un urlo
“scusami, ti faccio male?”
“ah, si, un po’”
“scusami, ma ti devo preparare, se no poi farà il triplo del male”
Si spostò sopra di me, di nuovo quel bacio profondo, mentre un suo dito era dentro di me. Dopo un po’ il dolore lasciò lo spazio al piacere, era strano, stavo come in paradiso, non avevo mai provato niente del genere. Dopo qualche minuto le dita si fecero due, e poi tre fino a che
“ora sei pronto, rilassati e vedrai che non sentirai male”
“ho paura”
“io ho più paura di te, ma sono qui con te”
Le sue parole mi rassicurarono, mi aprì le gambe e mi sollevò un po’, stava entrando dentro di me, cercavo di stare il più rilassato possibile ma era difficile, male l’ho sentito lo stesso, quando fu dentro del tutto cercai di rilassarmi come mi aveva detto e il dolore diminuì. Cominciò a muoversi avanti e indietro dolcemente, cullando i miei fianchi. Il piacere non tardò a farsi sentire, ero di nuovo in paradiso, e con me c’era la persona a cui volevo più bene e per cui avrei dato la vita. Il sogno finì troppo presto però, quando i miei occhi si riaprirono ero ancora nudo e al mio fianco c’era Stefano che mi guardava, anche lui ancora nudo. Non ci potevo credere, finalmente lo avevamo fatto, be a dire il vero mi aveva praticamente costretto, ma io non mi sono opposto, mi rannicchio vicino a lui, voglio che mi abbracci e che mi protegga, voglio sentire il suo calore invadere il mio corpo.
Quando apro gli occhi vedo luce, tanta luce, deve essere pieno giorno, Stefano entra in camera con 2 tazze in mano
“buon giorno cucciolo, ti sei svegliato finalmente”
Mi metto seduto e sento che le gambe mi tremano
“buon giorno, ma che ore sono?”
Chiedo ancora un po’ stordito dal sonno
“quasi ora di mangiare, ma anche io mi sono svegliato tardi, sono andato di sotto a preparare la colazione”
Che tenero, mi ha preparato la colazione, prendo la tazza e gli stampo un bacio sulle labbra
“grazie amore”
È strano dirlo ad un ragazzo, ma lui è il mio amore, è grazie a lui se ora so cosa voglio davvero. Stiamo ancora un po’ in camera sua e poi ci vestiamo e andiamo a pranzare di sotto con i suoi genitori, sedermi sulla sedia è una mezza agonia, ma cerco di fare finta di niente mentre Stefano ridacchia sotto i baffi, vorrei alzarmi e tirargli un schiaffo, ma mi limito a un sorrisetto di sfida e lui smette subito. Il pranzo è piacevole, i suoi genitori sono persone molto gentili, finito il pranzo la magia deve finire, devo tornare a casa, esco di casa con Stefano e andiamo a prendere il bus. Arrivato a casa ho un assoluto bisogno di una doccia, puzzo di sudore e ho ancora l’odore di sesso addosso, mi spoglio e vedo una macchietta di sangue sulle mutande, non me ne preoccupo più di tanto, le butto sul letto, poi le metterò a lavare, prima di uscire dalla stanza il telefono suona, un messaggio, mi avvicino alla scrivania e lo apro, è di Stefano
“è stato fantastico fare l’amore con te stanotte, spero di non averti fatto troppo male, un bacio cucciolo”
Che dolce il mio amore, è sempre pieno di premure verso di me, rimetto il telefono a posto e vado in doccia, cerco di restarci il più a lungo possibile, mi sento bene sotto la doccia, sembra che il getto dell’acqua porti via tutti i dubbi e le preoccupazioni, è meraviglioso. Quando esco e torno in camera mia trovo i miei seduti sul letto, mia mamma con il mio telefono in mano e mio papà con le mutande, il mio cuore si ferma per un secondo, è mia mamma la prima a parlare
“quindi è questo quello che fai quando vai dal tuo amichetto?”
Non so cosa dire, sono bloccato, non mi viene in mente nulla di intelligente da dire, mio papà prende la parola
“tu non ti muoverai mai più da questa casa se non con noi”
Ancora non riesco a dire nulla
“e ovviamente non avrai più ne il telefono ne il computer”
Il mondo mi crolla addosso, e adesso come faccio? Cosa gli dico a Stefano? I miei escono dalla camera e io non posso fare altro che buttarmi a letto a piangere.
Il giorno dopo a scuola chiedo a una mia compagna di prestarmi il telefono e scrivo subito a Stefano, mi risponde in un nanosecondo che alla ricreazione mi verrà a trovare, e difatti quando esco dal portone della scuola lui è li, gli corro in contro e lo abbraccio, andiamo insieme dietro la scuola per poter parlare liberamente, le lacrime cominciano a scendere, lui le asciuga con un bacio
“dimmi bene cosa è successo”
“i miei hanno letto il messaggio che mi hai mandato e hanno visto le mutande con il sangue, hanno capito tutto e mi hanno confiscato telefono e computer, in più non mi lasciano più uscire se non per andare a scuola, non so cosa fare, mi sento così male”
Mi prende fra le sue braccia e mi stringe forte a se
“non ti devi preoccupare, troveremo una soluzione”
Ormai la ricreazione era finita, io tornai in classe e lui se ne andò.

Bisogna trovare una soluzione, ho già qualcosa in mente, forse se spiego ai miei la situazione e parlano con in genitori di Riccardo le cose si possono risolvere, tanto i miei più o meno sanno che a me piacciono i ragazzi. Vado a casa e li faccio sedere in cucina
“mamma, papà, vi devo parlare seriamente”
“dicci tutto amore”
Prendo un respiro profondo e comincio a parlare
“io e Riccardo stiamo insieme, ieri sera lo abbiamo fatto e suoi lo sono venuti a sapere e gli hanno proibito di vedermi e in più gli hanno confiscato il telefono e il computer”
Dissi tutto d’un fiato così che non ci potessero essere interruzioni, se no non avrei saputo cosa fare
“lo sospettavo, be ed esattamente cosa vorresti che facessimo noi?”
Fu mio papà a parlare, mia mamma sorrideva
“ecco io pensavo che se aveste parlato con i suoi genitori magari avreste potuto risolvere qualcosa”
“ci possiamo provare, ma non credo che potrebbe funzionare, sapere che il proprio figlio è gay non è una cosa facile da accettare, c’è chi non ha problemi come noi e invece ci sono quelli che si rifiutano di accettarlo”
“ma almeno provateci vi prego, io lo amo da morire”
“certo tesoro, ci proveremo”
Quella sera andammo da loro, ero nervoso al pensiero di farmi vedere, ora che sapevano di noi, chissà cosa avrebbero pensato a vedermi li, suoniamo e ci fanno entrare, il nervosismo raggiunse livelli assurdi, quando ci fecero entrare in casa il loro sguardo mi trafisse, sembravano davvero arrabbiati avevo paura, Riccardo mi vide e fece per venirmi in contro, ma loro lo fermarono, mia mamma prese la parola
“siamo venuti a parlare con voi, vogliamo lasciare che i piccoli stiano un po’ da soli visto che li avete separati senza nessun preavviso?”
“ok come volete”
Andai in camera di Riccardo e ci sedemmo sul letto senza dire una parola

Stefano è qui in camera mia, non so cosa dire, e non so cosa fare, lo sapevo che era un errore, lo sapevo da sempre, ma questo sentimento esisteva davvero e non potevo fare finta di niente, avvicinai la mia mano alla sua e gliela strinsi forte, lui si spostò e mi abbracciò, non ce la facevo più, lo baciai, avevo bisogno di lui, mi distesi e lo portai sopra di me, successe tutto in fretta, sta volta ero io a comandare, ci spogliammo velocemente, non potevamo sapere quanto ci avrebbero messo in nostri genitori a parlare, mi spostai sopra di lui e piano lo feci entrare dentro di me, sta volta non faceva male, mi mossi piano per assaporare bene il momento, sta volta sono io a comandare il gioco e la cosa non mi dispiace per niente, sta volta sia io che lui duriamo un po’ di più, vorrei che quel momento non finisse mai, perché so che quando i nostri genitori sarebbero entrati in camera mia non ci saremmo mai più rivisti, avrei voluto quasi morire in quell’istante e far si di essere per sempre felice senza mai più una preoccupazione. Ci rivestiamo di fretta e lui si va a sedere sulla sedia della mia scrivania, ancora qualche minuto di pace e poi entrano improvvisamente i genitori di Stefano arrabbiatissimi urlando, lo prendono di prepotenza per un braccio e lo portano via, ho paura, tanta paura, sento che quella sarà l’ultima volta che lo vedrò.

Mio papà mi butta in macchina di prepotenza e mi dice che non dovrò mai più rivedere Riccardo che quella è una brutta famiglia e che io non ci devo mai più avere a che fare, se potessi piangerei ma non ce la faccio, il dolore nel mio petto ha bloccato anche le lacrime. Arrivo a casa e mi butto sul letto, ora invece le lacrime non si fanno pregare, scendono senza alcun ritegno, mia mamma entra in camera
“mi dispiace piccolo, è meglio così fidati”
Non le rispondo, non ne ho la forza.

Sono passati 5 mesi, 5 mesi di sofferenze e di pianti, è il mio compleanno, oggi faccio 18 anni, eppure non sono per niente felice, e tutto perché non c’è l’amore della mia vita a festeggiarlo con me. Sono in camera mia a guardare l’unica foto che abbiamo fatto assieme, è un’agonia che mi infliggo tutti i giorni, magari lui adesso è felice con qualche ragazza mentre io lo penso continuamente, mi sento patetico a volte. Scendo per la festa con il solito fintissimo sorriso, mi passo la giornata solo per far credere a tutti che va tutto bene, sono stanco delle solite domande, anche perché non posso mai rispondere quello che vorrei veramente, i miei amici mi riempiono di regali, i miei ridono con gli altri genitori, beati loro che si divertono, io continuo a guardare la porta d’ingresso del locale, eh si, tutte le mattine da 5 mesi gli ho sempre mandato un messaggio, anche sta mattina, gli ho scritto il luogo e l’ora della festa, ma la speranza che lui entri da quella porta si fa sempre più flebile ogni minuto che passa. A uno a uno i miei amici cominciano ad andarsene, si sta facendo tardi in effetti, aspettiamo che tutti se ne vadano e poi usciamo anche noi, è mezzanotte passata e oltre alla nostra macchina nel parcheggio che anche una BMW X6 la macchina che ho sempre sognato e appoggiato alla macchina intento a fumare una sigaretta c’è l’unica persona che avrei davvero voluto che venisse al mio compleanno.

Ormai per me era diventato un rituale mattutino, ogni giorno mia mamma mi veniva a svegliare per andare al lavoro con il mio telefono e mi leggeva il messaggio di Riccardo, poi si rimetteva il telefono in tasca e se ne andava di sotto, non sono mai riuscito a capire dove lo nascondesse, non sono mai riuscito a rispondergli nemmeno una volta, semplicemente ascoltavo i suoi messaggi ogni mattina e la mia giornata si illuminava perché sapevo che lui mi pensava ancora, quel giorno però il messaggio era diverso, non erano le solite parole dolci, il messaggio diceva
“sta sera al mio compleanno, 19.30 al “mao mao”, spero che ci sarai”
Guardai mia mamma, era triste
“mamma cosa c’è?”
“io non ti posso impedire di vivere la tua vita, hai 22 anni, devi vivere come preferisci”
Restai tutto il giorno a letto a pensare, quei 5 mesi avevo lavorato come un matto e risparmiato il più possibile in più avevo anche trovato un lavoro part-time in nero per avere ancora qualche soldo in più, tutto in previsione di una mia fuga, quello era il momento giusto, ora Riccardo era maggiorenne e nessuno ci poteva più ostacolare, ce ne potevamo andare. Alle 19 andai a farmi una doccia, finita la doccia mi misi addosso qualcosa di comodo, andai in garage e presi la mia valigia, misi dentro tutto quello che ci poteva stare dentro, misi il resto del necessario dentro una borsa molto grande e così avevo preso tutto ciò che c’era di mio in quella casa, scrissi un biglietto ai miei e presi la mia macchina, la macchina che Riccardo amava tanto. Prima di arrivare a destinazione mi fermai a prelevare tutti i soldi che avevo nel conto, in caso i miei mi volessero bloccare la carta per impedirmi di usare i soldi, tra il fondo dei miei nonni e tutti i soldi risparmiati in quei mesi avevo accumulato quasi 15mila euro, presi tutto e andati al “mao mao”, erano le 23.30 quando arrivai, mi affacciai alla finestra e lo vidi, si era fatto crescere un po’ i capelli, non stava male con quella frangettina appena accennata, sorrideva ma si vedeva che era un sorriso forzato, tornai alla macchina, di certo non potevo entrare con i suoi genitori li a fare da cane da guardia. Avevo quasi consumato il pacchetto quando anche l’ultima macchina se ne andò, scesi dalla macchina e mi accesi l’ennesima sigaretta, il motore della macchina acceso, adesso o la va o la spacca, è la mia occasione, l’unica che mi si potrà mai presentare, eccolo che esce dal locale con dietro i suoi, mi vede, il suo viso si illumina, comincia a correre verso di me, non si ferma e mi abbraccia con tutta la forza che ha, io lo ricambio immediatamente, i suoi ci guardano in cagnesco, ma restano lontani.

Sono corso verso di lui senza nemmeno rendermene conto, sono stretto al suo petto, sento il suo cuore battere e il mio ormai è fermo dalla felicità, mi stacco solo dopo lunghi minuti e lo guardo negli occhi, quegli occhi azzurri, come l’oceano in cui mi sono perso molte volte
“sei venuto, lo sapevo che saresti venuto”
Lo stringo di nuovo fortissimo
“non mi sarei perso questo evento per niente al mondo, anzi ho fatto di più, ho un bel regalo per te”
Rovista nella tasca e ne tira fuori una busta bianca
“aprila”
La apro, dentro c’è una quantità indefinita di soldi, sono tantissimi e una lettera “scappa con me ora, i soldi sono per la nostra nuova vita, 15mila euro per ricominciare dovunque tu voglia, se accetterai basterà che tu ti allontani dalla macchina con la busta e poi quando io starò per uscire dal parcheggio sali in macchina con me, se deciderai di non venire basterà ridarmi indietro la busta” il mio cuore si ferma, cosa fare, abbandonare tutto e ricominciare con lui, o restare e vivere una vita che non mi appartiene, la scelta sembra ovvia ma non è così facile come pensavo, mi allontano di un passo da lui e tengo stretta la busta con i soldi e la lettera, non so che fare, i piedi si muovono da soli, mi volto e vado verso la macchina dei miei, loro sono dentro che mi aspettano, Stefano sale in macchina e va verso l’uscita. Sono in mezzo al parcheggio, ora la scelta è o andare dai miei o andare con Stefano, passano alcuni istanti che mi sembrano delle ore, una lacrima, una sola, scende sulla mia guancia, guardo i miei e sussurro un mi dispiace, mi volto e corro verso la macchina di Stefano, la portella si apre e io la richiudo dietro di me, la macchina parte come un razzo mentre sento mio papà che urla come un dannato.

Per un secondo il panico si era impossessato di me, Riccardo era rimasto fermo per molto tempo e per un secondo ho temuto che sarebbe andato dritto verso la macchina dei suoi, ma proprio quando la speranza mi stava per abbandonare si era girato ed era venuto verso di me, ho aperto la portella veloce come una furia ed ero partito il più velocemente possibile. Stavamo sfrecciando verso Milano quando Riccardo aprì gli occhi
“buongiorno cucciolo”
Lui ancora con gli occhi da sonno e la bocca impastata mi risponde
“buon giorno amore, dove siamo?”
“quasi a Milano, dormito bene?”
“non c’è male, considerato il fatto che ho dormito sul sedile anteriore di una macchina”
Temendo che i suoi ci seguissero abbiamo dovuto nasconderci per parecchie ore dietro ad un autogrill e Riccardo ne aveva approfittato per farsi una bella dormita stretto tra le mie braccia, ma dopo 7 ore mi ero messo in marcia verso Milano pensando che fosse il posto migliore dove nascondersi per una persona che non vuole essere trovata. Un’altra ora ed eravamo arrivati davanti ad un condominio nella periferia di Milano, scendemmo dalla macchina
“benvenuto nella tua nuova casa”
Salimmo le scale fino al terzo piano, aprii la porta, era un bell’appartamentino, l’affitto era molto basso considerando la posizione e l’età del posto, ma era davvero delizioso, le pareti erano color pesca e i mobili erano davvero carini, senza nemmeno pensarci ci prendemmo per mano, ci guardammo per un secondo negli occhi e ci baciammo sulla soglia di casa nostra. I piedi si muovevano da soli, chiusi la porta e prendendo in braccio Riccardo andammo in camera da letto, ci baciavamo e spogliavamo lentamente, come se avessimo tutto il tempo del mondo, e in effetti ora era così, ora potevamo stare assieme così per sempre.

Era come in una favola, il cavaliere che salva la principessa dal drago cattivo e la porta al suo castello per vivere felici e contenti, solo che quella non era una favola, lui non era un cavaliere e io no di certo una principessa, ma quello era il nostro castello dove vivere per sempre felici e contenti. Il modo in cui mi baciava, in cui mi spogliava, persino il modo in cui entrò dentro di me mi sembrava di non viverli io in prima persona, era una cosa troppo bella per essere descritta, un piacere e una pace che nessuno mai mi avrebbe potuto dare se non lui, lui il primo e l’unico uomo della mia vita, lui che mi aveva fatto scoprire il vero me stesso e che mi aveva aperto le porte del paradiso, solo con lui potevo vivere davvero la mia vita. Da quel giorno non ci siamo mai separati, abbiamo vissuto davvero per sempre felici e contenti.
 
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Dollars1995
view post Posted on 2/5/2011, 20:35




E' davvero carina la storia.
Ma i genitori di Riccardo sono scemi o cosa? Cioè, non è neanche pensabile di segregare il proprio figlio in casa...

L'ultima parte... *.* era dolcissima.

Come ti vengono queste idee, me lo spieghi?
<3
 
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kira_kaulitz
view post Posted on 3/5/2011, 01:25




beh diciamo la storia ha una parte di verità e una di mia fantasia...Riccardo è il mio migliore amico di cui mi ero innamorata tempo fa e che ora sta davvero assieme a stefano...i suoi non lo sanno ma quando hanno saputo che io ero innamorata di lui lo hanno chiuso in casa...gli hanno impedito di vedermi e di sentirmi...insomma ho mescolato un po' le due cose...comunque le cose mi vengono così...quando mi capita qualcosa mi invento sempre altre 100 cose sopra...e alla fine vengono fuori le mie storie...XD...e sono molto contenta che piacciano...mi piacerebbe vivere scrivendo...:)

Edited by .S t e r n. - 3/5/2011, 14:29
 
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.S t e r n.
view post Posted on 3/5/2011, 13:32




CITAZIONE (kira_kaulitz @ 3/5/2011, 02:25) 
beh diciamo la storia ha una parte di verità e una di mia fantasia...Riccardo è il mio migliore amico di cui mi ero innamorata tempo fa e che ora sta davvero assieme a stefano...i suoi non lo sanno ma quando hanno saputo che io ero innamorata di lui lo hanno chiuso in casa...gli hanno impedito di vedermi e di sentirmi...insomma ho mescolato un po' le due cose...comunque le cose mi vengono così...quando mi capita qualcosa mi invento sempre altre 100 cose sopra...e alla fine vengono fuori le mie storie...XD...e sono molto contenta che piacciano...mi piacerebbe vivere scrivendo...:)

E' davvero carina come storia *-* Mi è piaciuta, anche se mi ha fatto un po' senso leggere l'inizio, non so perché o.O
SPOILER (click to view)
Ti ho quotato il messaggio per ricordarti di non scrivere abbreviato, te l'ho modificato io, ok? ^_^

 
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3 replies since 1/5/2011, 15:22   55 views
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